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Come giusto che sia 🎶

  "Come giusto che sia" Musica e voce di Ercos M. Accademia "Anonimo Internazionale"  https://storage.aisongmaker.io/audio/0f77dbf6-32aa-42d8-b832-1e936e237887.mp3 Confondersi fino in fondo in quello splendido labirinto  di specchi riflessi nelle strade del mondo. Appariscenza godibile  di giorni violati nel tempo svaniti nel nulla. Sorride la stella  che dentro te accarezza di luce l'anima pura. Affiora inesorabile quel velo di tristezza, macigno improvviso sul tuo bel sorriso. Il peso delle delusioni  segnano di colpo le prime cicatrici. Sorride la fortuna come giusto che sia  negli occhi lucidi delle prime lusinghe ottenute in segno del suo tenace amore. Amarsi tra carezze e incertezze  è un propenso invito dove è facile sbagliare, quindi nasce l'istinto di quale vela al vento  sia in grado di portarti più lontano  con i tuoi pensieri capaci di vincere  tempeste di passione sulle sporche  faccende nascoste negli abissi della...

Il cielo in una stanza di G.Paoli



Gli alberi infiniti, il cielo, l’organo che vibra… Non siamo a un concerto in mezzo al bosco, ma è «Il cielo in una stanza», la stanza - seppure senza pareti - con il soffitto viola resa celebre da Mina. Testo e musica li scrive Gino Paoli, ma sarà la Mazzini a incidere il brano per prima, nel 1960, facendone il disco in assoluto più venduto di quell’anno.


Tra le canzoni più romantiche e sicuramente più note di Paoli, Il cielo in una stanza non è stata apprezzata sin da subito però e per tanti anni si è portata dietro un segreto. «Era il 1959», racconta lui stesso, «avevo venticinque anni e fino a quel momento avevo scritto solo altre due canzoni, La gatta e Grazie. Ma anche un capolavoro può avere un percorso travagliato per arrivare al successo». E il successo può durare per sempre, come dimostra la presenza di questo brano in Summertime, la serie giovane Netflix del momento.


Il brano inizialmente uscì senza il suo nome: «Non furono i dissidi il motivo per cui il 45 giri non portava la mia firma, ma quella di Mogol-Toang (pseudonimo del compositore e pianista Renato Angiolini, n.d.r.), semplicemente non ero ancora iscritto alla Siae». 


«Il cielo in una stanza» fece piangere Mina

«Giulio Rapetti, che sarebbe poi diventato famoso come Mogol, era impiegato alle edizioni Ricordi», racconta Gino Paoli, «suo padre Mariano era il direttore e lui si occupava di fare incidere i pezzi che gli autori consegnavano. Quando Giulio mi portò in giro, i commenti al Cielo in una stanza erano sul genere “questa non è una canzone", “è meglio che cambi mestiere”, "non può assolutamente andare”. Miranda Martino, che disse “questa è una canzone di merda”, ancora adesso s’incazza. Poi arrivammo da Mina: “Sì, la faccio io”. Non seppi più nulla della canzone, tornai a Genova e un giorno incontrai Tony De Vita, che aveva fatto l’arrangiamento: “Hai fatto una canzone che sarà un successo mondiale. Mina, appena ha finito di cantarla, si è messa a piangere e tutti i musicisti si sono alzati in piedi commossi».




«Il cielo in una stanza» è dedicata a una prostituta


Il cielo in una stanza racconta l'orgasmo, lo ha confermato di recente lo stesso Paoli: «È una canzone dedicata a un gesto umano, ma mistico, che proietta in una dimensione dove sei tutto e niente. Descrivere l'atto è praticamente impossibile, così ho trovato questa tecnica: ci giro intorno e il non detto arrivo a suggerirlo con l'ambiente». In quanto alla dedica, Gino ha svelato un segreto: «Era per una puttana della quale mi ero innamorato, perché a quei tempi le ragazze non te la davano. E poi chi ha detto che non si può amare una puttana? Per me il sesso è come un sacrificio umano, qualcosa che ti scaraventa in una dimensione mistica. Se non c'è amore, lo chiama, lo fa nascere, magari anche solo per quel momento».




Dov'era il famoso soffitto viola?


Della genesi della canzone, Gino Paoli racconta: «Le parole mi vennero improvvisamente un giorno che mi trovavo in un bordello e sdraiato sul letto ne fissavo il soffitto color viola. Con Il cielo in una stanza, sentivo il bisogno di dire che l'amore può nascere in qualsiasi momento e in qualsiasi posto, per proiettarsi ovunque superando ogni confine e barriera». La suddetta casa chiusa era il Castagna a Genova, in vico dei Castagna 4. La zona è quella di Porta Soprana, a pochi passi da piazza delle Erbe, proprio lì lavorava la signorina per cui il cantautore perse la testa e a cui dedicò alcune tra le sue parole e note più belle.


Paoli cedette ​Il cielo in una stanza​ malvolentieri e spese parole forti sull'interpretazione di Mina, più dissacranti anche del romanticismo che in quel brano aveva regalato a una puttana: «Canta Il Cielo in una Stanza e l'elenco telefonico allo stesso modo. Non so se sa quello che canta oppure no. Canta come fosse uno straordinario strumento tecnico, come un flauto o una chitarra .


Di Valentina Giampieri


 




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