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Serendipità

  Siamo qui in questo momento, non importa da dove veniamo. Lo sanno quelli prima di noi artefici della propria sorte, nascosti in qualche posto  dove tutto continua  senza sosta. Aprire la mente è luce iridescente  in fondo al corridoio oscuro. Non importa chi siamo  da dove veniamo, siamo noi che ci vogliamo. Vivere la vita è scegliere oggi  Il bene col domani. Eternamente... Anche quando sbagliamo  anche quando cadiamo. Chi siamo noi per restare legati  l'uno con l'altra. Eternamente... Uniti per caso senza  preavviso , fino a toccarsi l'anima. Una scoperta inaspettata è quello che prima ignoravi. Aprire la mente è un privilegio  se vuoi uscire dal coro del manicomio. Siamo qui senza giudizio, magicamente... Senza condizionamento, consapevoli e non colpevoli  nel presente e nel futuro. Uniti e invidiati, uniti e un po' odiati, impigliati anima e corpo. Casualmente. Carnalmente... Poi ancora noi. Eternamente...  " Serendipità e anima 2022"   Una melodia che

Poesie erotiche di P. Verlaine


Poesie d'autore erotiche

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Compendio di morale


Una testa bionda e di grazia rapita,

Sotto un collo gemente di belle poppe dritte,

E il medaglione scuro della punta infiammata,

Quel busto assiso su cuscini bassi, mentre

Tra due gambe, vibranti e per aria,

Una donna in ginocchio-sa amore

In che cure impegnata-mostra agli dei

Solo l'epopea candida del suo culo splendido,

Chiaro specchio della Bellezza,

Che vuol vedersi per potersi credere. Culo femminile

Sereno vincitore del culo virile,

Sia esso d'efebo, sia esso puerile.

Culo femminile, culo dei culi, lode, culto e gloria!



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Dieci versi ingenui


Oh ricordo d'infanzia e il nutriente latte

E oh l'adolescenza e il principesco slancio!

Quand'ero un ragazzino, avevo l'abitudine

Per evocar la Donna e cullar l'amarezza

D'aver solo un pisello, impercettibile punta

Ridicola, prepuzio immenso sotto il quale bolle

Tutto lo sperma futuro, oh terrore sebaceo,

Di masturbarmi con quel buon pensiero

D'una bambinaia dalla fica di velluto.


Poi, lo scappello e me lo meno sempre.


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Al ballo


Un sogno di cosce di donne

Per cielo e soffitto avendo

I culi e le fiche di quelle signore

Bellissimi, che vanno e che vengono.


In una palla di allegre gonne

Su motivi graziosi e osceni;

E i culi han certe righe,

E le fiche certi manicotti!


Calze su che polpacci sodi

Sfottitori ed eccitanti

Con, in alto, senza apparente fine

Quell'insieme d'esche a mo' di orecchini,


E stivaletti ben inarcati

Che modellano piedi di giusta misura

Conducono danze misurate

A passi vivaci, e un poco languidi.


Un sudore particolare

Profumato e insieme no,

Sperma e umore, e buco del culo,

E sopra di coscia, e sotto di calza,


Fluttua e volteggia allegro e molle,

Mescolato a profumi di pelle

Tanto da renderci folle la testa

Che gli ebrei hanno senza cappello.


Notare quanto buono il mio posto

Si trovi in quest'affascinante ballo;

Son per terra, e la mia superficie

Sembra propizia in apparenza


Alle appetitose danzatrici

Che voglion proprio, si direbbe

Da quegli intenti scherzosi,

Volteggiare su di me, quando a mia volta,


Questo, per uno straordinario

Privilegio in esse o in me,

Senza farmi male, al contrario!

Perchè la piacevole, dolce emozione


Che quei cinquecentomila titilli

Di piedini van caracollando

Su gambe e coglioni,

Ventre, glande e batacchio!


I canti tacciono e le danze

Cessano. Mettono subito al passo

I sederi le loro dense bellezze.

O cielo! una di loro si siede


Proprio sulla mia faccia, così

Che la mia lingua, tra i due buchi

Divini, vaghi di porta in porta

Alla ricerca di ricche salse.


I sederi tutti, in fila

Vengono generosamente

A portarmi, secondo il suo stile

Ognuno, il banchetto d'un vero ghiottone.


Mi sveglio, mi tocco;

Son proprio io, col polso al galoppo

Per Dio che sogno umidiccio!

Sogno, per Dio, di vero porco!


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Idillio High-Life


La smorfiosetta

A piene mani

Scuote il batacchio

Del ragazzotto.


Felice il pargolo

Ben scappellato

Gode e sputacchia

Da ogni lato.


L'infante radiosa

Vedendo il latte

E curiosa

Del nuovo fatto,


Annusa una goccia

In punta alla tetta.

Suvvia, bisboccia,

Perbacco, di fretta!


Lecca e sbaciucca

La punta belloccia,

Senza nicchiare

Pompa e si dà da fare!


O viscontino

Di dove ti pare

Non raccontare

Quella vittoria,


Fior d'eleganze

Idilli amorosi

Delle vacanze

Del novanta;


Di scappellate

Dentro i castelli,

I tuoi compagni,

Anche i men sani,


Potrebber raccontare

Senza inventare

Senza fatica

Una dozzina;


E le cugine

Angeli decaduti

Di tal cucine

E di tal succhi

Sono abituate,

Povere donne

Sin dalla prima

Lor comunione;


Questo o fratelli,

Sempre in attesa

Degli adulteri

Su voi minacciosi.


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Ouverture


Voglio innalzarmi verso le vostre cosce e chiappe,

Oh puttane, del vero Dio sole sacerdotesse,

Bellezze mature o no, novizie o professe,

E nelle fessure , nelle righe vostre vivere soltanto!


Piedi meravigliosi i vostri che van solo all'amante,

Con lui tornano e soltanto riposano

A letto durante l'amore, poi gentili accarezzano

Quelli dell'amante che stanco e sbuffante si queta.


Stretti, profumati, baciati, leccati, dalle piante

Sino alle dita, succhiate una dopo l'altra,

Sino alle caviglie, sino ai laghi di vene lente,

Piedi più belli dei piedi d'eroi e d'apostoli!


La vostra bocca amo tanto e i suoi giochi graziosi

Della lingua e delle labbra e quelli dei denti

Che mordano la lingua e a volta ancor meglio,

Giochetti piacevoli come metterlo dentro;


E i vostri seni, duplice monte d'orgoglio e di lussuria,

Tra i quali si issa talora il mio orgoglio virile

Per gonfiare a suo agio e fregare il testone:

come un cinghiale delle valli del Parnaso e del Pindo.


Le braccia! Adoro anche le braccia si belle, si bianche,

Tenere e dure, paffute, nervose se è il caso e belle

E bianche come i culi e come loro eccitanti,

Calde nell'amore,dopo, fresche come tombe.


Possa mangiare le mani in cima a quelle braccia!

Carezza e pigrizia le hanno benedette,

Rivitalizzatrici del glande che sfugge,

Masturbatrici dalle infinite sollecitudini!


Ma tutto ciò è niente; o Puttane, nei confronti

Dei culi e delle vostre fiche, la vista e il gusto e l'odore

E il tatto trasformano in eletti i vostri fedeli,

Tabernacoli e Santi dei Santi dell'impudicizia.


Ecco perchè, sorelle, verso le vostre cosce e chiappe

Voglio innalzarmi tutto, sole vere compagne,

Bellezze mature o no, novizie o professe,

E nelle fessure e nelle righe vivere soltanto.


______________________ 



A colei che si dice sia fredda


Non sei la più innamorata 

Di quelle che han preso la mia carne

Non sei la più saporosa

Delle donne dell'inverno passato.


Ma ti adoro lo stesso! D'altronde

Il tuo corpo dolce e benevolo,

Nella sua calma suprema, tutto ha

Così tanto femminile,


Così naturalmente voluttuoso,

Dai piedi lungo baciati

Sino a quegli occhi chiari, puri d'estasi,

Ma quanto e come ben saziati!


Dalle gambe e le cosce

Giovinette sotto la giovane pelle,

Attraverso l'odor di formaggio

E di gamberi freschi, bello,


Grazioso, discreto, dolce, cosino

Appena ombreggiato di delicato oro,

Che t'apri in un'apoteosi

Al mio desiderio rauco e muto,


Sino ai bei capezzoli di bambina,

Di miss appena in pubertà,

Sino al tuo seno trionfante

Nella sua gracile venustà,


Sino alle spalle lucenti,

Sino alla bocca, sino alla fronte

Ingenua innocente all'apparenza

Ma che i fatti smentiranno,


Sino ai capelli corti, ricciuti come

I capelli d'un bel ragazzino,

Ma la cui onda affascina, insomma,

Nella loro ricercata semplicità.


Passando per la lenta schiena

piacevolmente carnosa, sino

Al culo sontuoso, divinamente bianco,

Rotondità degne del suo scalpello,


Molle Canova! sino alle cosce

Che ancora bisogna salutate

Sino ai polpacci, sode delizie,

Sino ai talloni di raso e d'oro!


Furono nodi incoercibili?

No, ma ebbero il loro fascino.

Furono i nostri fuochi terribili?

No, ma diedero il loro calore.


Fredda, per tornare in argomento? No, fresca.

Dico che la sua migliore

Fu soprattutto, e mi lecco i baffi,

Una masturbazione superiore.


Benche' tutte quelle gentilezze

Ti sapessero preparare senza più,

Come si dice, inconvenienti,

Collegiale che mi piacesti.


E ti conservo tra le mie donne

Rimpianta non senza qualche speranza

Di quando forse ci amammo

E di senza dubbio riaverci.




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