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Dablokesh è il nome d'arte di Antonio Mariani, un artista e scrittore italiano, che esprime la sua vita, la sua cultura e la sua filosofia attraverso la scrittura.
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Poesie erotiche di P. Verlaine
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Compendio di morale
Una testa bionda e di grazia rapita,
Sotto un collo gemente di belle poppe dritte,
E il medaglione scuro della punta infiammata,
Quel busto assiso su cuscini bassi, mentre
Tra due gambe, vibranti e per aria,
Una donna in ginocchio-sa amore
In che cure impegnata-mostra agli dei
Solo l'epopea candida del suo culo splendido,
Chiaro specchio della Bellezza,
Che vuol vedersi per potersi credere. Culo femminile
Sereno vincitore del culo virile,
Sia esso d'efebo, sia esso puerile.
Culo femminile, culo dei culi, lode, culto e gloria!
______________________
Dieci versi ingenui
Oh ricordo d'infanzia e il nutriente latte
E oh l'adolescenza e il principesco slancio!
Quand'ero un ragazzino, avevo l'abitudine
Per evocar la Donna e cullar l'amarezza
D'aver solo un pisello, impercettibile punta
Ridicola, prepuzio immenso sotto il quale bolle
Tutto lo sperma futuro, oh terrore sebaceo,
Di masturbarmi con quel buon pensiero
D'una bambinaia dalla fica di velluto.
Poi, lo scappello e me lo meno sempre.
__________________________
Al ballo
Un sogno di cosce di donne
Per cielo e soffitto avendo
I culi e le fiche di quelle signore
Bellissimi, che vanno e che vengono.
In una palla di allegre gonne
Su motivi graziosi e osceni;
E i culi han certe righe,
E le fiche certi manicotti!
Calze su che polpacci sodi
Sfottitori ed eccitanti
Con, in alto, senza apparente fine
Quell'insieme d'esche a mo' di orecchini,
E stivaletti ben inarcati
Che modellano piedi di giusta misura
Conducono danze misurate
A passi vivaci, e un poco languidi.
Un sudore particolare
Profumato e insieme no,
Sperma e umore, e buco del culo,
E sopra di coscia, e sotto di calza,
Fluttua e volteggia allegro e molle,
Mescolato a profumi di pelle
Tanto da renderci folle la testa
Che gli ebrei hanno senza cappello.
Notare quanto buono il mio posto
Si trovi in quest'affascinante ballo;
Son per terra, e la mia superficie
Sembra propizia in apparenza
Alle appetitose danzatrici
Che voglion proprio, si direbbe
Da quegli intenti scherzosi,
Volteggiare su di me, quando a mia volta,
Questo, per uno straordinario
Privilegio in esse o in me,
Senza farmi male, al contrario!
Perchè la piacevole, dolce emozione
Che quei cinquecentomila titilli
Di piedini van caracollando
Su gambe e coglioni,
Ventre, glande e batacchio!
I canti tacciono e le danze
Cessano. Mettono subito al passo
I sederi le loro dense bellezze.
O cielo! una di loro si siede
Proprio sulla mia faccia, così
Che la mia lingua, tra i due buchi
Divini, vaghi di porta in porta
Alla ricerca di ricche salse.
I sederi tutti, in fila
Vengono generosamente
A portarmi, secondo il suo stile
Ognuno, il banchetto d'un vero ghiottone.
Mi sveglio, mi tocco;
Son proprio io, col polso al galoppo
Per Dio che sogno umidiccio!
Sogno, per Dio, di vero porco!
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Idillio High-Life
La smorfiosetta
A piene mani
Scuote il batacchio
Del ragazzotto.
Felice il pargolo
Ben scappellato
Gode e sputacchia
Da ogni lato.
L'infante radiosa
Vedendo il latte
E curiosa
Del nuovo fatto,
Annusa una goccia
In punta alla tetta.
Suvvia, bisboccia,
Perbacco, di fretta!
Lecca e sbaciucca
La punta belloccia,
Senza nicchiare
Pompa e si dà da fare!
O viscontino
Di dove ti pare
Non raccontare
Quella vittoria,
Fior d'eleganze
Idilli amorosi
Delle vacanze
Del novanta;
Di scappellate
Dentro i castelli,
I tuoi compagni,
Anche i men sani,
Potrebber raccontare
Senza inventare
Senza fatica
Una dozzina;
E le cugine
Angeli decaduti
Di tal cucine
E di tal succhi
Sono abituate,
Povere donne
Sin dalla prima
Lor comunione;
Questo o fratelli,
Sempre in attesa
Degli adulteri
Su voi minacciosi.
___________________
Ouverture
Voglio innalzarmi verso le vostre cosce e chiappe,
Oh puttane, del vero Dio sole sacerdotesse,
Bellezze mature o no, novizie o professe,
E nelle fessure , nelle righe vostre vivere soltanto!
Piedi meravigliosi i vostri che van solo all'amante,
Con lui tornano e soltanto riposano
A letto durante l'amore, poi gentili accarezzano
Quelli dell'amante che stanco e sbuffante si queta.
Stretti, profumati, baciati, leccati, dalle piante
Sino alle dita, succhiate una dopo l'altra,
Sino alle caviglie, sino ai laghi di vene lente,
Piedi più belli dei piedi d'eroi e d'apostoli!
La vostra bocca amo tanto e i suoi giochi graziosi
Della lingua e delle labbra e quelli dei denti
Che mordano la lingua e a volta ancor meglio,
Giochetti piacevoli come metterlo dentro;
E i vostri seni, duplice monte d'orgoglio e di lussuria,
Tra i quali si issa talora il mio orgoglio virile
Per gonfiare a suo agio e fregare il testone:
come un cinghiale delle valli del Parnaso e del Pindo.
Le braccia! Adoro anche le braccia si belle, si bianche,
Tenere e dure, paffute, nervose se è il caso e belle
E bianche come i culi e come loro eccitanti,
Calde nell'amore,dopo, fresche come tombe.
Possa mangiare le mani in cima a quelle braccia!
Carezza e pigrizia le hanno benedette,
Rivitalizzatrici del glande che sfugge,
Masturbatrici dalle infinite sollecitudini!
Ma tutto ciò è niente; o Puttane, nei confronti
Dei culi e delle vostre fiche, la vista e il gusto e l'odore
E il tatto trasformano in eletti i vostri fedeli,
Tabernacoli e Santi dei Santi dell'impudicizia.
Ecco perchè, sorelle, verso le vostre cosce e chiappe
Voglio innalzarmi tutto, sole vere compagne,
Bellezze mature o no, novizie o professe,
E nelle fessure e nelle righe vivere soltanto.
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A colei che si dice sia fredda
Non sei la più innamorata
Di quelle che han preso la mia carne
Non sei la più saporosa
Delle donne dell'inverno passato.
Ma ti adoro lo stesso! D'altronde
Il tuo corpo dolce e benevolo,
Nella sua calma suprema, tutto ha
Così tanto femminile,
Così naturalmente voluttuoso,
Dai piedi lungo baciati
Sino a quegli occhi chiari, puri d'estasi,
Ma quanto e come ben saziati!
Dalle gambe e le cosce
Giovinette sotto la giovane pelle,
Attraverso l'odor di formaggio
E di gamberi freschi, bello,
Grazioso, discreto, dolce, cosino
Appena ombreggiato di delicato oro,
Che t'apri in un'apoteosi
Al mio desiderio rauco e muto,
Sino ai bei capezzoli di bambina,
Di miss appena in pubertà,
Sino al tuo seno trionfante
Nella sua gracile venustà,
Sino alle spalle lucenti,
Sino alla bocca, sino alla fronte
Ingenua innocente all'apparenza
Ma che i fatti smentiranno,
Sino ai capelli corti, ricciuti come
I capelli d'un bel ragazzino,
Ma la cui onda affascina, insomma,
Nella loro ricercata semplicità.
Passando per la lenta schiena
piacevolmente carnosa, sino
Al culo sontuoso, divinamente bianco,
Rotondità degne del suo scalpello,
Molle Canova! sino alle cosce
Che ancora bisogna salutate
Sino ai polpacci, sode delizie,
Sino ai talloni di raso e d'oro!
Furono nodi incoercibili?
No, ma ebbero il loro fascino.
Furono i nostri fuochi terribili?
No, ma diedero il loro calore.
Fredda, per tornare in argomento? No, fresca.
Dico che la sua migliore
Fu soprattutto, e mi lecco i baffi,
Una masturbazione superiore.
Benche' tutte quelle gentilezze
Ti sapessero preparare senza più,
Come si dice, inconvenienti,
Collegiale che mi piacesti.
E ti conservo tra le mie donne
Rimpianta non senza qualche speranza
Di quando forse ci amammo
E di senza dubbio riaverci.
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