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Dablokesh è il nome d'arte di Antonio Mariani, un artista e scrittore italiano, che esprime la sua vita, la sua cultura e la sua filosofia attraverso la scrittura.
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Ogni cosa al suo posto
Io sono uno tranquillo, mi agito raramente e mai perdo
il controllo. Alcuni dicono che sono freddo, rigido. E' vero,
confermo. A me la storia che sono pieno di durezza fa
piacere perchè l'associo a un'idea di solidità positiva che
ritengo elemento di pregevolezza. Spesso, e lo dico senza
ostentazione di superiorità, mi sento circondato da mezze
calzette, li vedo lì, mezzo incurvati, fragili, ed io penso che
non sia un gran bello spettacolo. Capisco che presentarsi
come di consistenza inflessibile può dare la stura a delle
critiche aspre, soprattutto da parte di quelli che predicano
un buonismo qualunquista, fatto di malleabilità.
Hanno torto e sono in tanti; ho la netta
convinzione, credetemi, che siano in malafede e lo facciano
per tornaconto personale e, in ogni caso, per vile comodità.
Visti poi questi tempi difficili, si ha un bel dire di comprensione,
di solidarietà, di accoglimento del diverso: tutte balle perchè
in momenti così non c'è niente da fare, la plasticità è sinonimo
di debolezza. Sia chiaro io non sono un dittatore, difatti io sto in
compagnia anche di chi è naturalmente e apertamente di spessore
fragile, minuto. A tale proposito devo anche dirvi che proprio
perchè io stesso li conosco e li frequento, ho potuto farmi un'idea
abbastanza precisa di come stanno le cose. Ed è che, questi teneri
alla fin fine sono trattati peggio, considerati poco e male.
Sono i primi, dopo essere stati usati, ad essere messi in disparte, cioè
scaricati, insomma sono quelli che precedono tutti nella sacca della
spazzatura, senza riguardo, come fossero delle scartine di poco conto.
Lo ripeto, a costo di sembrare arrogante, io sono convinto che la durezza,
la resistenza alla deformabilità sono grandi pregi.
Non ho parlato di brillantezza, di trasparenza solo perchè le considero
caratteristiche costante, se no che senso avrebbe magnificare la
solidità se non eccellesse anche in luminosità? In conclusione, mi
permetto di affermare che solo in presenza di tutte queste prerogative,
la mercanzia risulterà di ottima qualità, di specie superiore, sempre.
Beh, adesso basta con l'esaltazione del culto e della mia materialità
e andiamo avanti.
Io sono lì, tranquillo che guardo in giro. Non c'è nessuno di loro
in casa; non faccio tempo a pensarlo che sento sbattere la porta
d'ingresso: "chi sarà?" mi dico. Pochi passi nell'anticamera e il
picchiettio inconfondibile dei tacchi sul marmo, mi rivela che è arrivata
la "signora", la padrona di casa. E un'ora strana per il rientro, di solito
ritorna dall'ufficio per la pausa di pranzo, l'una, l'una e mezza. La sento
che va in salotto e accende la tivù, poi sento il giornalista che parla, ma
non intendo il senso delle parole: "io che devo fare? Saprà la signora che
sono quì?" Bah, la vecchia governante di sicuro c'è ancora, e se lo riterrà
conveniente sarà lei a dirle che io sto qui. Perchè, in effetti, io sto in bagno,
ma il mio abituale posto di lavoro non è questo. Ci pensi la cameriera
a dirglielo, visto poi che è stata lei a portarmi quì.
Lei a buona confidenza con la padrona, anzi troppa, tanto che si permette
della libertà persino eccessive quando resta sola in casa. Stamattina, per
esempio, circa mezz'ora fa, ha tenuto con me un comportamento
riprovevole. Voglio essere breve nel dirvi quello che mi è capitato, anche
perchè la cosa mi irrita un po', ma poi ci passo sopra. Ebbene, mezz'ora fa,
più o meno, la vecchia serva è venuta nel salone grande, quello tutto in
stile Luigi XVI, dove io stavo facendo il mio lavoro, mi ha tirato su di peso
e trascinato in bagno; li mi ha costretto a una boccata di vino ordinario,
sciacquatura di botte, e mi ha baciato. Non è la prima volta che succede,
e a queste sue effusioni io non ho mai corrisposto perchè mi fa schifo, ma lei
è come non capisca il mio disgusto e ogni tanto mi mette le mani e la bocca
addosso. Io finora sono stato zitto, anche se, lo ripeto, le sue labbra secche
mi fanno proprio schifo; d'altro canto cosa potrei fare? Io sono arrivato in
questa casa solo da un anno.
Lo ricordo bene, eravamo sotto le feste di natale, e devo confessare che fin
dall'inizio, già alla presentazione mi riservarono un gran rispetto e un'attenzione
del tutto particolare. Ma la vecchia serva no, mi ha preso subito storto, forse le
ha dato fastidio l'immediata stima che mi hanno dimostrato i padroni. Capisco
che devo sottostare alla sua autorità, lei in definitiva ha la responsabilità di tutta
la casa, ma il suo comportamento mi pesa alquanto; per il momento tengo duro.
Voglio e devo tener fede all'opinione che ho di me, e di cui vi ho già raccontato,
ovvero, sulla necessità di fare affidamento su qualità tipo l'inflessibilità, la rigidità,
la durezza; perchè diversamente potrei fare in modo che la padrona si accorga
delle porcherie della domestica, ma mi sembrerebbe di essere un debole, di essere
senza una spina dorsale decisamente dura, e di queste debolezze non voglio
neanche sentir parlare.
Verrà l'occasione giusta per dire e per fare, e allora, con inflessibile saldezza, dirò
e farò; adesso no, devo stare zitto, rigidamente zitto. Sono quì in bagno e ci resto,
anche se detesto il posto, non sto mica facendo niente di male o di sconveniente.
Aspetto con pazienza che venga la vecchia sguattera a destinarmi al mio servizio, nel
solito bel salone, che con questo locale di servizio non ha niente da spartire; sono
tutto concentrato nel cercare di capire quel che dice la tivù. Mentre ad un tratto la
porta di colpo si apre, ed entra la padrona. Resto li di gesso: (si fa per dire) " Non mi
ha visto," io penso stupidamente: ma è impossibile, si è fatta troppo vicina perchè non
mi abbia notato. Rimango lì, immobile, dove sto; la signora è una gran bella donna,
giovane e bella, fiorente e affascinante. Appoggia il ventre sul bordo del lavandino,
flette il busto in avanti e si guarda allo specchio, con le mani ravviva i capelli biondi,
lunghi e mossi, che le gonfiano la testa e che scendono giù morbidi e consistenti fin
sopra le spalle, si rimira gli occhi, il naso, la bocca, e passa un dito sui denti bianchi,
regolari, perfetti, come volesse massaggiarli e farli più lustri di quel che già sono;
ha un grande 'charme' la padrona: anche questa sua gestualità semplice mostra una carica
di intensa femminilità. Si stacca dal lavabo e si avvicina alla vasca per aprire il rubinetto
dell'acqua, è evidente che ha l'intenzione di farsi un bagno, mi prende il terrore: "Che
fa? Che cosa fa davanti a me?... Se adesso si accorge di me che succederà?" Lo confesso
sono in difficoltà. Capite anche voi che la situazione è difficile da gestire al punto in cui
è giunta. La padrona ritorna al lavello, apre il miscelatore e bagna le punte delle
dita con l'acqua fredda, si inumidisce le labbra; nel compire il gesto, mi tocca con il
gomito sinistro, si, mi tocca, e non è un leggero strofinio, ma proprio mi tocca, tanto è
che mi rivolge pure uno sguardo rapido, eppure fa finta di niente e si sposta in là di un
passo. Vado oltre un semplice stato di confusione, sto entrando in difficoltà, sono duro,
tutto di un pezzo, ve l'ho detto e ridetto, riesco a resistere a tale situazioni. Sapete
pure che sono uno che non si lascia andare a facili maliziosi pensieri, ma una testa ce
l'ho anch'io, e seppure irrigidita ogni tanto ragiona. Che spiegazioni dare a questi
strani comportamenti della signora? " Ti ha visto, Ti ha visto, dice la mia testa; se mi
convinco del fatto che mi ha visto e che finga il contrario, è naturale che poi mi vengano
alla mente congetture stravaganti per non dire scabrose, tipo: "ho capito, devo stare al
gioco della signora... che gioco piccante avrà in mente?" "Perchè voi non l'avreste pensato?"
Sicuramente si e anche prima di me, che in queste cose sono po' lento e imbranato.
Meglio tardi che mai, ma alla fine ho capito, ho capito bene; devo stare zitto e star dietro
alle sue bizzarrie. La signora si è già tolte le scarpe a punta e le ha buttate a terra con un
gesto teatrale, sta seduta sul bordo bianco della Jacuzzi con le gambe accavallate, ha la
testa china sul petto, coi capelli che le sono scivolati in avanti e che nascondono il viso, li
raccoglie in una sola ciocca tra l'indice e il pollice, aperti a forbice, e se le sistema
all'indietro con una sola mossa; ha due occhi lucidi che mi stanno fissando, muovendo con
lenta maestria le affusolate dita bianche e distendendo un poco le spalle, comincia
a sbottonare la camicetta bianca, se la sfila e la lascia scivolare spiegazzata a terra.
Non porta il reggiseno, mi guarda di nuovo... mi guarda languida e dolce: eccola i suoi seni
floridi sono scoperti in mostra solo per me, è bellissima, sorride sorniona, si mette in
piedi e inizia a togliersi la gonna, lentamente poi sfila le collant trasparenti, poi
le mutandine di pizzo nero; fa tutto con amabile e devastante sensualità: è nuda, finalmente
nuda, anche il triangolo di peluria riccia che le copre linguine è potente eccitante.
Nasconde, ambiguamente, la primaria nudità: viene presso di me, io sono lì, trattenuto
in un atteggiamento dignitoso solo perchè faccio ricorso alla mia vitrea, intatta
robustezza, della quale tanto vi ho parlato; diversamente sarei sformato nei tratti e
sudicio di sudore per lo sbigottimento crescente. Ora mi è davanti a non più di un palmo,
fin troppo, perchè mi limita la visuale ai soli contorni dei suoi bei fianchi, al rigonfio
appena accennato del suo ventre carnale, centrato e impreziosito dalle crespature
impudiche dell'ombelico. Fa mezzo passo indietro e la vedo alzare il braccio fino
al mobiletto appeso a lato dello specchio, lo apre, vi rovista dentro nervosamente
e prende una boccia scura, decorata di etichette coi profili dorati, penso
a un profumo Cristian Dior; sono sempre e particolarmente attratto da questi vetri
perfetti, anche se poco pregiati. Sobbalzo perchè adesso, e d'improvviso, i movimenti
della padrona si sono fatti irrequieti, sovraeccitati. Mi afferra d'impulso con la mano
calda e tremante e mi tira su come fossi senza peso, con l'atra mi colma di bruciante
whisky; quindi non è Dior, ma Chivas Regal. Non ho il tempo per alcuna reazione
anche perchè un secondo dopo, mi sento addosso le sue labbra bollenti e vogliose che
mi baciano, ora languidamente mi sento rapito, il mio essenziale scopo di presenza
sta compiendosi. E non solo la sua bocca serra la mia, sento bene la punta della sua
lingua infuocata che mi tocca, mi cerca, mi eccita: " finalmente, che godimento" mi
dico, non sono le fauci secche e acide di quella vecchia domestica, ma la bocca giovane
e bella della padrona. Il whisky ci sta dando alla testa, io sono eccitato, ci mancherebbe,
ma la signora è proprio entrata in uno stato di incontrollata euforia. Rilascia le sue
labbra dalle mia e mi porta all'incavo dei suoi seni gonfi, e lì, proprio lì, mi preme fin che
il calore delle mammelle trapassa anche me, e mi stringe con entrambe le mani,
energica e vigorosa come volesse schiacciarmi nella sua presa; poi dopo un gemito di
piacere, mi riprende alla sua bocca aperta: sento il suo respiro affannato che mi soffia
contro, sento il suo alito pieno di alcol e di caldo, sento i suoi naturali sapori che le
impaludano il fondo della bocca, li sento in pieno e li godo in pieno; e godo in pieno nel
sentirmi succhiato, bevuto, prosciugato di ogni goccia di liquido; E' il sommo grado del
piacere.
Poi mi lascia sul ripiano del lavabo, grida alla serva di venire in bagno e una volta che
lì, mi affida a lei. La signora si immerge nella vasca ripiena; la domestica, la vecchia
serva, mi porta in cucina, mi sciacqua sotto l'acqua gelida del rubinetto e mi depone
a testa in giù sulla stuoia a scolare, senza rispetto per la mia rigidità, la mia durezza, la
mia trasparenza, la mia indeformabilità, senza il minimo riguardo.
Eppure sono un bicchiere di fino cristallo di Boemia, pregiato, unico, ambito.
Non ho niente da spartire col vetro delle trattorie e con la plastica monouso dei McDonal's.
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