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Dablokesh è il nome d'arte di Antonio Mariani, un artista e scrittore italiano, che esprime la sua vita, la sua cultura e la sua filosofia attraverso la scrittura.
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Io, lei, e Battisti
E' un pomeriggio estivo al bar ancora aperto,
con le botteghe chiuse su scritto chiuso per ferie.
Sono le 3 e mezza, l'aria è troppo calda per vedere anime
camminare per sedersi al bar. Mi guardo intorno,
tutto è lento, anche il cameriere pisola dietro il bancone
col giornale del mattino che gli fa da cuscino.
Lassù, il cielo azzurro mi fa pensare a quella canzone
dentro il jukebox.
Passano le auto con i vetri abbassati col braccio fuori,
coi capelli scompigliati come il ventilatore dentro il bar.
L'aroma del caffè si mescola al fumo della sigaretta accesa.
Osservo per qualche minuto la macchina di fronte a me,
lavata e pulita, e mi compiaccio per quanto è speciale
con le borchie cromate come specchi lucenti.
Sento voci di donna dietro me, in lontananza,
sono tre ragazze vestite di accesi colori.
Ordinano tre ghiaccioli da consumare;
sorridono tra loro, poi si tirano indietro i capelli,
i loro visi carini sono lievemente sudati.
Arrivano dei ragazzi in jeans e camicie a maniche corte
con sotto le sigarette, si siedono al tavolino: mangiano
e bevano in allegria.
Uno di loro infila una moneta nel jukebox: finalmente
comincia a muoversi un po' di vita fuori dal baretto,
poi giocano a biliardino.
Uno di loro si presenta alla ragazza che si alza
verso il jukebox, cominciano a parlare e ridendo
accennano a ballare una canzone di Battisti.
(Poi apprendo che si conoscevano da prima).
La musica si diffonde nell'aria aleggiando armonia.
Sono le 4 e un quarto, alzo il sedere e decido di fare
un giro per la città, in direzione piazzale.
E' gradevole viaggiare piano in auto, con l'odore dolce
dei tigli che vola dentro. Poche auto, tanti bus turistici.
Passeggio tra la gente eccitata per la vista di Firenze
che gli appare sotto gli occhi.
Poi qualcuno mi chiede un informazione.
Osservo il cielo con i piccioni, che di tanto in tanto
vanno a posarsi sul David piazzato nel centro del piazzale.
(E' una meta importante visitare piazzale Michelangelo).
Per qualche minuto me ne sto appoggiato alla grossa
ringhiera, l'Arno è un nastro con sopra tanti ponti,
tra cui Ponte Vecchio che fa la differenza.
Nulla da dire: la vista di Firenze è ineguagliabile.
Accendo la sigaretta e aspetto che finisca.
Finisce pure la voglia di restare, il bar-ristoro è troppo caro
per prendere un caffè.
Sono le 5 e dieci, vado verso casa, mi farò una doccia
per rinfrescarmi un po',
sono alquanto contento di lasciarmi alle spalle
l'aria calda della città. Stasera vado da lei.
Sono le 7 e quaranta, la macchina è al solito posto,
parcheggiata lì, sotto la finestra.
Sono sul treno che mi porta al mare, finalmente
la posso abbracciare col suo vestito a fiori
che comprai in quel mese di marzo,
quando mi disse: non sarà un avventura, questo
amore è fatto solo di poesia.
Sono le 8 meno dieci, dal finestrino è ancora giorno,
ad un tratto ti penso con un fiore in bocca,
poi ritorno col pensiero indietro di un anno,
a parlar di rughe e vecchie streghe.
Lentamente mi addormento, all'improvviso una distrazione
mi sveglia, e mi ritorni in mente.
Tra poco ci faremo le pazzie con i tuoi capelli
sparsi sulle mie mani che non tremano più.
Penso a qualcosa che capire tu non puoi,
tu chiamale se vuoi, emozioni...
Sono le 23 e tre, soli io e te, con le nostre braccia
strette su di noi .
Pomeriggio d'estate 1974
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RispondiEliminaTesto degno di Mogol Battisti
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