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Lune rosse

Due bicchieri di felicità per brindare al nostro pazzo amore, bello come un film  di spiagge hawaiane con i tuoi  occhi languidi che brillano nei miei, mentre la musica delle onde culla le nostre vibrazioni  in queste straordinarie notti di lune rosse d'amore. Tu che sei quella che non chiede mai e fai di me un guerriero di pace, tu che quando ti vesti di sorrisi fai splendere il sole nei cieli dipinti di arcobaleni che cancellano il grigio delle delusioni, tu che sai leggere in fondo ai pensieri che custodisco per te, quando ti spogli per fare l'amore intanto   che canti la canzone che ho scritto per te, diventi una stella che arrossisce davanti alla luna che splende nel cielo dei nostri peccati. Tu che sei frutto da mordere e succhiare dalle tue labbra che sanno di sale  la fame che disseta sotto queste notti di lune rosse.

Io, lei, e Battisti

 


E' un pomeriggio estivo al bar ancora aperto,

con le botteghe chiuse su scritto chiuso per ferie.

Sono le 3 e mezza, l'aria è troppo calda per vedere anime

camminare per sedersi al bar. Mi guardo intorno,

tutto è lento, anche il cameriere pisola dietro il bancone

col giornale del mattino che gli fa da cuscino.

Lassù, il cielo azzurro mi fa pensare a quella canzone

dentro il jukebox.

Passano le auto con i vetri abbassati col braccio fuori,

coi capelli scompigliati come il ventilatore dentro il bar.

L'aroma del caffè si mescola al fumo della sigaretta accesa.

Osservo per qualche minuto la macchina di fronte a me,

lavata e pulita, e mi compiaccio per quanto è speciale

con le borchie cromate come specchi lucenti.

Sento voci di donna dietro me, in lontananza,

sono tre ragazze vestite di accesi colori.

Ordinano tre ghiaccioli da consumare;

sorridono tra loro, poi si tirano indietro i capelli, 

i loro visi carini sono lievemente sudati.

Arrivano dei ragazzi in jeans e camicie a maniche corte

con sotto le sigarette, si siedono al tavolino: mangiano 

e bevano in allegria.

Uno di loro infila una moneta nel jukebox: finalmente

comincia a muoversi un po' di vita fuori dal baretto,

poi giocano a biliardino.

Uno di loro si presenta alla ragazza che si alza

verso il jukebox, cominciano a parlare e ridendo

accennano a ballare una canzone di Battisti.

(Poi apprendo che si conoscevano da prima).

La musica si diffonde nell'aria aleggiando armonia.

Sono le 4 e un quarto, alzo il sedere e decido di fare

un giro per la città, in direzione piazzale.

E' gradevole viaggiare piano in auto, con l'odore dolce

dei tigli che vola dentro. Poche auto, tanti bus turistici.

Passeggio tra la gente eccitata per la vista di Firenze

che gli appare sotto gli occhi.

Poi qualcuno mi chiede un informazione.

Osservo il cielo con i piccioni, che di tanto in tanto 

vanno a posarsi sul David piazzato nel centro del piazzale.

(E' una meta importante visitare piazzale Michelangelo).

Per qualche minuto me ne sto appoggiato alla grossa

ringhiera, l'Arno è un nastro con sopra tanti ponti,

tra cui Ponte Vecchio che fa la differenza.

Nulla da dire: la vista di Firenze è ineguagliabile.

Accendo la sigaretta e aspetto che finisca.

Finisce pure la voglia di restare, il bar-ristoro è troppo caro

per prendere un caffè.

Sono le 5 e dieci, vado verso casa, mi farò una doccia

per rinfrescarmi un po', 

sono alquanto contento di lasciarmi alle spalle 

l'aria calda della città. Stasera vado da lei.

Sono le 7 e quaranta, la macchina è al solito posto,

parcheggiata lì, sotto la finestra.

Sono sul treno che mi porta al mare, finalmente

la posso abbracciare col suo vestito a fiori

che comprai in quel mese di marzo,

quando mi disse: non sarà un avventura, questo

amore è fatto solo di poesia.

Sono le 8 meno dieci, dal finestrino è ancora giorno,

ad un tratto ti penso con un fiore in bocca,

poi ritorno col pensiero indietro di un anno,

a parlar di rughe e vecchie streghe.

Lentamente mi addormento, all'improvviso una distrazione

mi sveglia, e mi ritorni in mente.

Tra poco ci faremo le pazzie con i tuoi capelli

sparsi sulle mie mani che non tremano più.

Penso a qualcosa che capire tu non puoi,

tu chiamale se vuoi, emozioni...

Sono le 23 e tre, soli io e te, con le nostre braccia 

strette su di noi .


Pomeriggio d'estate 1974
























Commenti

  1. È molto più facile trovare informazioni su qualsiasi argomento in rete rispetto ai libri, come ad esempio questo post su questo sito web.

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  2. Testo degno di Mogol Battisti

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